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Channel: Daniele Passeri – FISCOeTASSE.com Blog
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Il Mef: «Tasi non più cara dell’Imu» E lancia ai Comuni la patata bollente

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Il ministero dell’Economia prova a mettere un punto alle ipotesi di inasprimento del carico fiscale sui proprietari. «Gestire la Tasi spetta ai Comuni». Ma a chi importa, in realtà?

È lo stesso Mef a parlare e fare ordine sulla girandola di voci, stime, previsioni. «Nel 2014 la Tasi, la tassa comunale sui servizi indivisibili, per i proprietari di prima casa non risulterà più gravosa dell’Imu». In una nota ufficiale, il ministero dell’Economia mette sotto la lente il pacchetto di misure fiscali attive dal 2014, e dice la sua.

Via XX Settembre guarda prima alla vecchia Imu,  il cui gettito complessivo ad aliquota di base (4 per mille) e detrazione base sarebbe stato pari a 3,8 miliardi. Poi spiega che con la Tasi, calcolata ad aliquota base (1 per mille) e  senza detrazioni il gettito risulta di 1,7 miliardi a cui vanno sommati 100 milioni di euro a titolo di Imu per le sole abitazioni principali di lusso (categorie catastali A1, A8 e A). In sintesi, «risulterà un minor prelievo sull’abitazione principale stimato in circa 2 miliardi».

«Va inoltre considerato — prosegue il Mef — che il ddl stabilità per il 2014, in corso di approvazione in Parlamento, ha previsto a carico del Bilancio dello Stato l’assegnazione di 500 milioni di euro per finanziare l’introduzione, da parte dei Comuni, di detrazioni dalla Tasi a favore dell’abitazione principale. Di fatto quindi il gettito della tassa sui servizi ad aliquota di base si riduce da 1,7 miliardi a 1,2 miliardi di euro, con l’utilizzo integrale delle predette risorse». Nel confronto tra Imu e Tasi va poi tenuto conto della maggiorazione Tares sui servizi indivisibili, pari a 30 centesimi/mq, gravante nel 2013 su tutti gli immobili comprese le abitazioni principali e abrogata contestualmente all’introduzione della Tasi.

La precisazione autentica va avanti sottolineando che la Tasi è un tributo gestito interamente dai Comuni (come a dire, un conto è lo strumento, altro usarlo) i quali in base alle loro esigenze di bilancio, possono decidere di ridurre l’aliquota (fino ad azzerarla), di introdurre ulteriori detrazioni o agevolazioni, o di aumentare l’aliquota fino ad un massimo del 2,5 per mille.

Per il ministero, nel caso di aliquota al 2,5 per mille, l’inserimento di detrazioni finanziate per 500 milioni porterà a un minore onere fiscale. In conclusione: «Il carico fiscale complessivo sulle abitazioni principali si è dunque ridotto a seguito delle recenti riforme. L’effetto sui singoli contribuenti dipende tuttavia dalle modalità specifiche di applicazione delle aliquote e delle detrazioni — la patata bollente ormai è lanciata —, che sono lasciate all’autonoma determinazione dei Comuni».

 


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